Fisica sognante fa rima con insegnante. Federico Benuzzi a Cagliari per il FestivalScienza 2017
Federico Benuzzi è attore, giocoliere, insegnante di matematica e fisica. Al Cagliari FestivalScienza 2017 ha portato i suoi spettacoli e la sua capacità di spiegare con semplicità. Perché una delle qualità di Benuzzi è proprio questa: far divertire e poi far capire perché ci si è divertiti.
Prima con tre mattoni da giocoliere, poi con quattro, lancia, riprende, lascia cadere, raccoglie, rilancia, riprende. Scherza: "Attrito attrito delle mie brame, da cosa dipendi nel mio reame?".
E poi spiega: l'attrito è causato da microsaldature presenti fra le superfici a contatto.
La Sala delle Mura dello spazio culturale Il Ghetto è piena: non c'è una sedia libera. Studenti e professori seguono le battute dell'attore, i movimenti del giocoliere e le parole dell'insegnante.
E così le tre figure si fondono in una sola. Lui ne è consapevole e lancia alcuni messaggi nella bottiglia: galleggeranno nelle menti dei ragazzi finché sarà il momento di spaccare il vetro e leggere il contenuto.
"Quando studiate state sviluppando intelligenze per sfidare il mondo. E ricordatevi che anche le materie che non ci piacciono sono utili perché ci aiutano a capire le regole del mondo".
Il pubblico si diverte e Benuzzi alza il tiro: coinvolge alcuni ragazzi guadagnando ulteriore attenzione, in particolare quando porta in scena il suo monociclo e salta un ragazzo sdraiato a terra. Spiega l'equilibrio, mostra un video con strabilianti evoluzioni in sella al monociclo. Scherza: "Ombelico, i pugliesi lo chiamano baricentro".
Benuzzi non si limita a mostrare come sa usare bene il monociclo ma spiega con chiarezza come funziona: il pedale, la ruota, l'altezza della sella.
Poi accade qualcosa che altri, al suo posto, avrebbero fatto finta di non vedere. Un ragazzo strappa un capello a una ragazza. Benuzzi vede, si ferma, si rivolge prima al ragazzo per una breve ma intensa sgridata e poi al professore e gli chiede di allontanarlo. Il tutto dura pochi secondi. La lezione di educazione civica (quella materia introdotta nella scuola italiana da Aldo Moro nel 1958 e cancellata dalla "Riforma Gelmini" nel 2011) sarà sicuramente recepita.
Si passa poi al diablo (non dallo spagnolo diavolo ma dal greco "lanciare attraverso") e qui il palcoscenico è tutto per il giocoliere.
Ma poi il fisico si riprende la scena e spiega quali sono le regole che governano il comportamento di questa sorta di clessidra posata su una corda: regole non semplici, come non sono semplici le traiettorie e i movimenti del diablo.
Benuzzi - che illustra la fisica del diablo nel suo manuale di giocoleria in formato Kindle: "Giocolieri si diventa" - spiega chiaramente come funzionano le cose che porta sul palcoscenico e diffida dal farne un uso spericolato.
Dopo un'ora e mezza di conferenza-spettacolo o meglio di lezione-spettacolo è il momento delle domande.
Un ragazzo chiede: "cosa provi quando sei sul palco?" e lui: "mi piace quando la battuta che ho preparato fa ridere e quando il mio gesto, provato e riprovato, fa applaudire il pubblico".
Poi il ragazzo si scusa, evidentemente teme di aver posto un quesito sciocco.
E Benuzzi intuisce e risponde, forse parafrasando don Milani: "Non esistono domande sciocche, ma possono esistere risposte superficiali".
Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 11 novembre 2017
Prima con tre mattoni da giocoliere, poi con quattro, lancia, riprende, lascia cadere, raccoglie, rilancia, riprende. Scherza: "Attrito attrito delle mie brame, da cosa dipendi nel mio reame?".
E poi spiega: l'attrito è causato da microsaldature presenti fra le superfici a contatto.
La Sala delle Mura dello spazio culturale Il Ghetto è piena: non c'è una sedia libera. Studenti e professori seguono le battute dell'attore, i movimenti del giocoliere e le parole dell'insegnante.
E così le tre figure si fondono in una sola. Lui ne è consapevole e lancia alcuni messaggi nella bottiglia: galleggeranno nelle menti dei ragazzi finché sarà il momento di spaccare il vetro e leggere il contenuto.
"Quando studiate state sviluppando intelligenze per sfidare il mondo. E ricordatevi che anche le materie che non ci piacciono sono utili perché ci aiutano a capire le regole del mondo".
Il pubblico si diverte e Benuzzi alza il tiro: coinvolge alcuni ragazzi guadagnando ulteriore attenzione, in particolare quando porta in scena il suo monociclo e salta un ragazzo sdraiato a terra. Spiega l'equilibrio, mostra un video con strabilianti evoluzioni in sella al monociclo. Scherza: "Ombelico, i pugliesi lo chiamano baricentro".
Benuzzi non si limita a mostrare come sa usare bene il monociclo ma spiega con chiarezza come funziona: il pedale, la ruota, l'altezza della sella.
Poi accade qualcosa che altri, al suo posto, avrebbero fatto finta di non vedere. Un ragazzo strappa un capello a una ragazza. Benuzzi vede, si ferma, si rivolge prima al ragazzo per una breve ma intensa sgridata e poi al professore e gli chiede di allontanarlo. Il tutto dura pochi secondi. La lezione di educazione civica (quella materia introdotta nella scuola italiana da Aldo Moro nel 1958 e cancellata dalla "Riforma Gelmini" nel 2011) sarà sicuramente recepita.
Si passa poi al diablo (non dallo spagnolo diavolo ma dal greco "lanciare attraverso") e qui il palcoscenico è tutto per il giocoliere.
Ma poi il fisico si riprende la scena e spiega quali sono le regole che governano il comportamento di questa sorta di clessidra posata su una corda: regole non semplici, come non sono semplici le traiettorie e i movimenti del diablo.
Benuzzi - che illustra la fisica del diablo nel suo manuale di giocoleria in formato Kindle: "Giocolieri si diventa" - spiega chiaramente come funzionano le cose che porta sul palcoscenico e diffida dal farne un uso spericolato.
Dopo un'ora e mezza di conferenza-spettacolo o meglio di lezione-spettacolo è il momento delle domande.
Un ragazzo chiede: "cosa provi quando sei sul palco?" e lui: "mi piace quando la battuta che ho preparato fa ridere e quando il mio gesto, provato e riprovato, fa applaudire il pubblico".
Poi il ragazzo si scusa, evidentemente teme di aver posto un quesito sciocco.
E Benuzzi intuisce e risponde, forse parafrasando don Milani: "Non esistono domande sciocche, ma possono esistere risposte superficiali".
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